Fregene anno 2019, peggio di Kabul

Anno 2019, esiste una piccola Kabul al centro di Fregene; anche senza bombardamenti, tra eternit sull’arenile fronte mare, ferri scoperti e macerati da ruggine e salsedine che escono da lunghe file di cabine distrutte, un degrado peggiore di una discarica abusiva nella terra dei fuochi, intere aree della spiaggia chiuse pietosamente con una rete ed abbandonate da decenni sotto gli occhi di tutti, c’è chi – proprio alle spalle della statua “Kira” posta sul piazzale del lungomare ed a ridosso della nuova pista ciclabile – non è evidentemente soggetto alle regole di decoro, sicurezza e civiltà imposte ai normali cittadini persino in casa loro, nonostante in questo caso si tratti di un’area demaniale marittima, ossia pubblica, e cioè di proprietà nostra, e non sua.

In pratica al Lido di Fregene, che un tempo era una delle più belle e rappresentative strutture balneari della cittadina, e che gode di una concessione demaniale marittima doppia (ben 200 metri lineari, la più estesa in assoluto in tutto il comune di Fiumicino), la Sarem Srl se ne infischia altamente delle regole, e mentre tutti gli altri titolari di stabilimenti ogni estate sono (giustamente) sottoposti ai controlli periodici della Capitaneria di Porto, dei VV.UU. GdF e perfino, se capitasse, della guardia nazionale a cavallo (oltre a doversi preoccupare della direttiva Bolkestein, sbattersi con la difficile raccolta differenziata e i nuovi varchi a mare, le verifiche sulle cubature/zone d’ombra consentite, e adesso resistere contro l’erosione marittima..), a questi qui pare davvero che non gliene possa fregare di meno, tirano a campare con molto meno della metà della loro spiaggia aperta, tanto nessuno li guarda e nessuno si lamenta.

Non gli ambientalisti, e neppure le istituzioni, ma sopratutto non chi, per l’Amministrazione Comunale e nella qualità di titolare del rapporto contrattuale, ha il dovere di garantire che ogni concessionario rispetti la fondamentale e primaria regola dell’interesse pubblico alla fruibilità dell’area e del servizio da parte dell’utenza (che se ne avvale), con l’ovvio risultato che l’inutilizzabilità protratta del bene, ed un degrado delle strutture, non risponde ad alcuna concreta esigenza sociale e collettiva, e quindi il diritto di concessione va revocato.

Qualcuno dovrebbe ricordare a questi signori ed al Comune di Fiumicino che la decadenza sanzionatoria della concessione demaniale marittima scatta automaticamente, ai sensi dell’art. 47 del codice della navigazione (r.d. 30 marzo 1942 n. 327) e dell’art. 16, comma 1, del connesso regolamento di esecuzione, per mancata esecuzione delle opere prescritte o anche per non uso continuato o per cattivo uso. Recentemente se n’è parlato molto con riguardo ad Autostrade per l’Italia e il crollo del ponte Morandi a Genova, causato dalla mancata manutenzione e la violazione della regola fondamentale per ogni concessionario pubblico: il reinvestimento obbligato di una parte dei profitti garantiti dall’uso del bene pubblico a scopi commerciali, per la manutenzione del bene stesso e la qualità del servizio ai cittadini. Chiaramente in quel caso si trattava di una grande ed ingenua fesseria dei 5stelle, trasformandosi in un potenziale ed immenso regalo ai Benetton, e non se n’è giustamente fatto più nulla.

Ma qui la storia è diversa. La natura demaniale della spiaggia comporta in re ipsa la sussistenza di un interesse pubblico alla sottrazione del bene stesso all’uso improprio che di esso fa il soggetto che ne ha la disponibilità in forza del titolo concessorio. La condizione di abbandono e degrado in cui versa una parte del Lido, al di là del potenziale danno ambientale che sorprende davvero che nessuno abbia fin qui mai perseguito e sanzionato, integra con ogni evidenza la mancata esecuzione delle attività di cura dei luoghi connesse alla concessione demaniale, ed è dunque pienamente sufficiente a giustificare la decadenza, ai sensi della previsione di cui alla lettera a) dell’art. 47 Cod. Nav. e delle altre normative applicabili al rapporto.

Come dire, quella spiaggia è un bene di tutti e noi restiamo ben volentieri ospiti paganti, ma il patto contrattuale vale se chi ha ricevuto in uso l’area demaniale garantisce anche pulizia e servizi, ed un dignitoso decoro. Un inquilino zozzone che lasciasse andare in malora la mia bella casa concessagli in locazione, lo caccerei senz’altro a pedate nel sedere, e forse è il caso che, anche qui, chi di dovere dia un ultimatum per conto dei proprietari pubblici di quella spiaggia. Prima che scatti una denuncia-querela in Procura da parte di qualche cittadino che non riesce proprio a tapparsi il naso e dover chiudere entrambi gli occhi ogni volta che passeggia sul nuovo lungomare di Fregene, costretto a vedere questo scempio indegno.

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